L’anno scorso mi sono avvicinata al coaching, per la prima volta. Mi trovavo in Francia, nel bel mezzo di una vera e propria crisi personale. Dovevo aiutare me stessa, in qualche modo. Così ho imparato che nelle difficoltà gli esseri umani trovano sempre la via per uscirne. Se lo si vuole, si creano altre strade, si costruiscono ponti, ci si salva. E io lo volevo, con tutta me stessa. Ho iniziato a studiare, iniziando da un libro che si è rivelato essere fondamentale: “Essere leader” di Goleman. Grazie a questa lettura, ho appreso molte cose su me stessa. In quel periodo cercavo delle figure attorno a me che potessero – anche solo in minima parte – avere i tratti di un leader. Il concetto stesso che avevo di leadership andava in questa direzione: qualcuno che per capacità e indole ha carisma, si lascia ascoltare ed è un motivatore.
Poi ho scoperto che essere leader è un concetto che è molto più vicino a noi, e che ha a che fare con noi. Goleman parla di consapevolezza, del sé ideale, di intelligenza emotiva intesa come capacità di connessione con gli altri, del potere delle intuizioni quando si cerca di fare la scelta giusta. E fu così che, mentre stavo cercando risposte a domande che mi ponevo verso l’esterno (quel mondo che mi circondava che sembrava essere così distante da me), ho cambiato il soggetto di quelle domande. Ora ero io, chiamata a sperimentare la leadership come parte della mia vita. Io che avrei dovuto fare un percorso di consapevolezza e gestione di me stessa.
Tornata in Italia ho deciso di fare coaching, iscrivendomi ad una scuola internazionale. Ad oggi, intanto che avanzo con l’obiettivo di diventare coach, mi rendo conto di quanto tutto sia connesso (passato, presente, futuro). Goleman è ritornato più volte durante le lezioni, le letture, il peer coaching. Il primo modulo del corso era dedicato alla leadership, nemmeno a dirlo. Mi trovavo esattamente nel posto che cercavo da tempo. Spiegarvi questo percorso è difficile, perché si tratterebbe di rendere a parole qualcosa di totalmente esperienziale. Ma intanto che lo vivo su di me, mi rendo conto di una cosa: non riesco a tenermi questa esperienza per me. Ho il desiderio di comunicare con gli altri, con te, quanto di bello ho sperimentato. Ho toccato con mano i benefici di questa disciplina. Ho visto la trasformazione, accadere, semplicemente in me, poi negli altri. E racconti, storie, situazioni che hanno al centro le persone e i loro blocchi.
Esiste un universo infinito di possibilità, e ciascuno di noi può vederle. Nel momento in cui si apre la visuale con mente, anima e corpo, non esistono paure, non esistono errori. Il coaching aiuta a fare questo viaggio bellissimo e intimamente personale in cui da una situazione “catabolica” (energia catabolica) si passa a uno stadio “anabolico” (energia anabolica). E’ proprio in quel momento, quando riusciamo a fare questo passaggio, che vediamo le possibilità attorno a noi e in noi. Il coaching aiuta a vedere dentro noi stessi, in un viaggio alla scoperta dei nostri valori e desideri. Dei sogni lasciati nel cassetto e abbondonati, delle paure che ci attanagliano, delle emozioni che reprimiamo e del coraggio, che tutti noi abbiamo.
La bellezza del coaching sta proprio nel mettere la persona al centro. E chiunque di noi è in grado di trovare la soluzione e le soluzioni ai problemi, di qualsiasi tipo. Il coaching non da risposte, ma aiuta le persone a trovare le proprie risposte. Il coaching non è dialogo fine a se stesso, ma ha un obiettivo ben preciso: far sì che le persone raggiungano gli obiettivi prefissati e che riescano lungo il percorso. In questo percorso, dove il tempo non esiste, ma esiste solo la persona e il suo mondo interiore, si possono scoprire tante cose. Una delle cose che io ho scoperto e che voglio condividervi è che prima vedevo il mondo con i miei occhi. Tutto aveva un senso finché io cercavo di dargli il mio senso. Quando le cose non funzionavano, semplicemente me la prendevo con la realtà fuori da me, con tutto quello che non potevo controllare. Grazie al coaching ho imparato ad accettare. Questo senso di accettazione è un misto di amore e apertura verso l’altro che prima non avevo, o avevo in parte. Ed è stato in quel momento, quando ho avuto consapevolezza di tutto ciò, che alla fine ho visto.
E tu, dall’altra parte… se ti stai chiedendo: come potrebbe aiutarmi fare un percorso di coaching? La risposta non è universale, la risposta è unica per te, perché sei tu a dare un senso a questo percorso. Sappi che se vuoi trovarla, posso aiutarti.
Ti lascio con un video in cui ti parlo di cosa fa un coach e di quali sono le differenze tra un coach e altre figure professionali.