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9 mesi di gravidanza e 4 mesi di Federico

Rieccomi. Ho fatto un lungo viaggio, e non ero da sola. C’era un nuovo esserino con me, che nei 9 mesi di gestazione ho imparato a chiamare figlio, intanto che parallelamente stavo ridefinendo il mio nuovo ruolo di madre. “Quando arriva un figlio cambia tutto”, dicevano. Ed è vero che cambia, eccome. Solo che ognuno riporta la propria esperienza, e in quello siamo tutti diversi.

Faccio una premessa sul perché sto scrivendo questo articolo. Ritengo che tutto quello che ho appreso in questi 9 mesi e 4 mesi di esogestazione (che si riferisce al periodo di 9 mesi, successivo alla gravidanza) sia degno di essere condiviso. Sono stata “fuori dal web” per un po’ di tempo, o meglio, la gravidanza mi ha portato a trascorrere molto tempo con me e dentro me. Ho lavorato tanto, fino al nono mese, ma la gravidanza è stata per me un fatto molto personale. Al di fuori della mia cerchia privata, ho comunicato a tutti di aspettare Federico molto in là nel tempo, quasi all’ottavo mese. Alcuni non l’hanno presa benissimo, altri mi han detto “Ma eri incinta? Non ho visto nulla sui social”. Come se una gravidanza andasse comunicata sui social…

Fatto sta che premere il tasto off dal web per un po’ di tempo è un po’ come andare in ibernazione. Tornare non è così immediato, ed è giusto farlo con correttezza nei confronti degli altri.

Se sono qui oggi, a scrivere queste righe, è per dirvi che sono sempre stata io, anche quando non ho scritto, anche quando sembravo assente. Ero lì, a occuparmi di un progetto molto importante che mi ha richiesto molte energie. Torno perché ho molte cose da dire, inizio ad accennarvene alcune.

  • Sulla gravidanza e sulla maternità ho scoperto un mondo. Un mondo fatto di donne che vengono alla luce come madri per la prima volta. Donne molto spesso sole, che ancor prima di affacciarsi al mondo come madri si beccano tutto il carico di consigli non richiesti, aspettative altrui (che si sommano alle aspettative proprie), paure, dolori e nuovi rapporti da ridefinire: quello con il figlio in primis, quello con il compagno, e quello con la propria cerchia di famigliari e amici.
  • Ho tante cose da dire come Coach e voglia di riprendere le attività di coaching come fatto fino al nono mese di gravidanza. Torno perché ho voglia di supportare chi sta attraversando un cambiamento, e questa volta sono pronta ad aiutare anche le neomamme e chi aspetta un bambino. Tra tutti i cambiamenti che ho fatto, diventare mamma è stato quello più importante e di impatto maggiore nella mia vita ad oggi.
  • Torno per dirvi che la vita personale e lavorativa sono talmente intrecciate che non ha senso trattarle come entità distinte. Ha solo senso parlare di “vita”. Molte delle persone con cui ho intrapreso un percorso di coaching per motivi lavorativi hanno poi lavorato su aree più personali, connesse ai valori profondi, alla famiglia, alle relazioni. E aiutare le persone a guardare se stesse più da vicino mi è mancato.
  • Di tutto il bagaglio di crescita personale che mi porto dietro, c’è una parola che continua a riecheggiare dentro me, ed è la parola “Accettazione“. Me la ritrovo davanti quando calano le energie e mi dico “ma non poteva andare in un altro modo?”. L’accettazione mi ha insegnato ad abbandonare tutte le aspettative che avevo sulla gravidanza, sul parto e sulla gestione di un figlio di pochi mesi. Ma è soprattutto un figlio che mi ha insegnato il senso di questa parola. E lo fa di continuo. Oggi mi trovo ad “accogliere” gli stati fisici ed emotivi di mio figlio, anche quando questi sono più difficili da gestire per me, anche quando non sono pronta. Occuparsi di un bambino di pochi mesi significa in primis rispettare un essere umano con esigenze e bisogni propri, che molto spesso non incontrano quelle che possono essere le aspettative dei genitori.

Prometto che ci sarà tempo e modo per approfondire questi temi, soprattutto il tema dell’accettazione e delle aspettative insite in ognuno di noi. Vi parlerò del perché è necessario abbandonarle, del come farlo e della pazienza necessaria, quella che ci aiuta a plasmare meglio noi stessi e a centrarci come esseri umani.

Per il resto, chiudo parlandovi della magia. La gravidanza e la trasformazione del mio corpo che ha accolto un figlio è stata una cosa magica. Sapere che dentro al mio corpo battevano due cuori è stato magico. La nascita di Federico, accogliere una nuova vita nella mia attuale vita è stato veder germogliare quella magia che mi ha accompagnato per nove mesi. Dal 22 maggio ad oggi sono passati esattamente 4 mesi. Quello che abbiamo vissuto io e Federico in questi mesi è stato magico. La magia è quella cosa che io personalmente faccio fatica a spiegarmi, figuriamoci a raccontarvela, ma onestamente non trovo altre parole per definire questo rapporto. So solo dirvi che la stanchezza e la fatica che ho fatto e che tutt’oggi faccio nel crescerlo, spariscono dietro all’amore e alla felicità che questo bimbo ha portato nella mia vita.

Di amore, di felicità e di tante altre cose belle ve ne parlerò con il tempo, lo stesso tempo che ho imparato ad apprezzare e a ridefinire, in un’ottica più “umana” per me, e più incentrata sugli affetti, sulla famiglia, sul calore reciproco di cui io e Federico abbiamo bisogno.

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